Sabato, si è spento a Jesi Giorgio Merighi. Nato a Ferrara nel 1939, dopo gli studi, debuttò a Spoleto nel 1962, Riccardo in Un ballo in maschera.
Voce fuori dal comune, educata ai principi della grande scuola di canto italiana, Giorgio Merighi era un tenore in grado di abbracciare con sicurezza ed incisività un repertorio vasto e complesso, che trovò in Verdi ed in Puccini il suo terreno di elezione
Affrontò così ruoli schiettamente lirici, ma anche parti più spinte, alternando Cavaradossi a Des Grieux, Riccardo a Radamès. Non mancò di cimentarsi sia con personaggi della produzione del primo Ottocento, come Tebaldo dei Capuleti e i Montecchi di Bellini o Roberto del Roberto il Diavolo di Meyerbeer, che cantò nella storica ripresa del Maggio Musicale Fiorentino del 1968, sia della Giovane Scuola Italiana e Francese, come Andrea Chénier, protagonista dell’omonima opera di Umberto Giordano o Julien nella Louise di Gustave Charpentier.
Alla Scala debuttò nel 1964 in Cardillac di Hindemith, per ripresentarsi negli anni successivi in Macbeth, Madama Butterfly, Persèphone di Stravinskij, La Bohème, Kovascina, I capricci di Callot, Rigoletto, Un ballo in maschera.
La carriera si è protratta per più di trent’anni e si è chiusa al Met nel 1998, Radamès, diretto da Placido Domingo, a riprova di un’attività internazionale che lo vide presente in Italia e all’estero sulle ribalte più prestigiose.
Nel corso della sua carriera Giorgio Merighi assunse anche il ruolo di Direttore Artistico del Teatro Pergolesi di Jesi.
Nel prossimo numero, “l’opera-international magazine” dedicherà a Giorgio Merighi un approfondito ritratto.