Torna per la seconda edizione il festival di arti performate più giovane di Milano SPIRITO DEL TEMPO | TEATRI DEL SUONO D’OGGI, quest’anno dedicato alla scena artistica newyorkese degli anni ’60, dopo aver esplorato “Stockhausen a Milano” in collaborazione con la Fondazione Stockhausen per il debutto del ’22.
Ed i luoghi scelti sono già un manifesto programmatico delle intenzioni di trasversalità del festival nell’esplorare le radici della performance d’arte di oggi: ADI Design Museum, il centro culturale poli-funzionale BASE Milano e la factory creativa SanteriaToscana31.
Ideato dalla giovane e virtuosa flautista Laura Faoro, da sempre impegnata nella ricerca musicale intesa come performance inter artes tanto da essere stata Premio Stockhausen 2019 e ‘22, il festival SPIRITO DEL TEMPO | TEATRI DEL SUONO D’OGGI pensato da sempre per la città di Milano come crocevia di sperimentazioni, giunge alla sua seconda edizione con un progetto che è in ogni suo dettaglio un manifesto di intenzioni verso il futuro e uno stimolo alla creatività della città più innovativa d’Italia.
BACK TO NEW YORK: DOWNTOWN MUSIC SKETCHES infatti indagherà le radici della performance odierna proponendo un focus sulla Downtown Music di New York degli anni ‘60, nei suoi intriganti incroci tra musica, arte contemporanea, danza e happening, con quattro appuntamenti principali, da John Cage a Morton Feldman, da Julius Eastman a Laurie Anderson. Dunque la scena artistica nella Manhattan in pieno fermento creativo, quel milieu che sfuma i confini tra le arti e dà vita ad inediti incroci tra musica, danza, arti visive, happening. I mondi, i linguaggi, le vite degli artisti che si influenzano ispirandosi a vicenda, allargando i limiti dell’atto performativo e di fatto mettendo nuove basi per la “performance” come la concepiamo oggi.
E se già la prima edizione aveva cercato ambientazioni inconsuete a Milano come cornici dell’omaggio a Stockhausen, la seconda edizione sceglie i suoi luoghi con una logica precisa perfettamente coerente al messaggio sinestetico del festival e con il periodo storico narrato e indagato nelle performances, quegli anni ’60 di Manhattan che hanno davvero inventato il concetto di post-industriale: il museo dinamico ADI Design Museum nell’ex centrale elettrica, il centro culturale poli-funzionale BASE Milano nel complesso ex Ansaldo di Via Tortona e la factory creativa SanteriaToscana31, altro spazio in disuso riportato a nuova vita dal Comune di Milano. Ognuna delle tre sedi inoltre è già di per sé vocata alla trasversalità delle arti ed ha un suo pubblico aperto e disponibile ad accogliere nuove suggestioni per cui davvero il festival che stimola la nuova creatività di Milano, perfettamente si innesta nel fertile humus offerto dalla giovane storia di questi tre luoghi. Ogni performance sarà inoltre introdotta da un incontro in chiave divulgativa perché per quanto in tanti pensino di conoscere il milieu della New York anni ’60, il progetto di Laura Faoro dimostra che ancora molta strada è da fare nel processo di conoscenza e comprensione.
Si parte infatti il 29 settembre al BASE Milano con il più attuale ma di certo meno conosciuto tra i protagonisti di quel decennio germinale: Julius Eastman, unico nero omosessuale, queer ante litteram, nel cosmo del minimalismo dominato invece da intellettuali bianchi e di Eastmann viene presentata in prima esecuzione assoluta in città Femenine, definita dal New York Times “la cosa più chiaramente bella che Eastman abbia scritto in una carriera trascorsa a sfidare il suo pubblico”.
Si prosegue il 30 settembre nel foyer dell’ADI Design Museum con THIS IS A JOHN CAGE EVENT: BELLEZZA E METODO DEL CASO, ove si vuole riproporre un “Event” inteso alla John Cage, con il pianista Franco Venturini e il danzautore Giacomo De Luca impegnati in un omaggio alla coppia d’arte Cage – Cunningham, che unirà le note del primo alle linee del secondo in un’inedita rilettura site specific.
Per questa particolare performance sono previste due diverse esecuzioni, la prima alle 15.30 e la seconda alle 18.30.
Il 7 ottobre dalle 14.30 sempre all’ADI Design Museum si godrà di una vera performance collettiva che, come nessun’altra, renderà lo spirito del tempo di allora e di oggi. Con For Philip Guston del compositore statunitense Morton Feldman nessuno potrà dirsi più estraneo all’opera d’arte performata della durata colossale di ben quattro ore perché, come scrisse lo stesso Feldman: “Come ho detto, il pezzo è lungo. Non devi pensare di essere un pubblico in cattività e non essere imbarazzato se devi andartene. Molti buoni amici potrebbero dover andare a prendere una figlia a una festa di compleanno. Altri amici che sono qui devono andare a prendere qualcuno all’aeroporto…quindi va benissimo”.
Questa performance, dunque, può ed anzi deve essere osservata da tutte le angolazioni e goduta in modo dinamico, visitando le esposizioni in corso, esplorando il museo, fermandosi al bar o al bookshop, partecipando per un pomeriggio alla vita dell’ADI Design Museum, nel cuore della città di Milano, perché, sempre usando le parole del compositore: “Prima, i miei pezzi erano come oggetti; ora, sono come cose in evoluzione”.
Si chiude la rassegna il 31 ottobre alla Santeria Toscana31 con LA DOWNTOWN MUSIC AL FEMMINILE, antologia musicale che ripercorre le strade delle grandi artiste dell’avanguardia newyorkese con Laurie Anderson, Meredith Monk, Nico, Yoko Ono, ma anche i loro intrecci d’arte e vita con John Cage, David Byrne, Morton Feldman, Alvin Lucier, affidata alla cantautrice, pianista, compositrice e performer Petrina, già collaboratrice di David Byrne, John Parish, Elliott Sharp e Jherek Bischoff, nonché interprete di riferimento di musica contemporanea con prime assolute di Morton Feldman e Sylvano Bussotti e scelta da Paolo Fresu per aprire la sua collana discografica dedicata alle grandi voci di oggi.
Dall’edizione 2023 il festival si arricchisce della collaborazione con la casa editrice MIMESIS, che pubblicherà all’interno del proprio catalogo un volume contentente il programma della rassegna, corredato di saggi e guide all’ascolto, con contributi inediti di Massimiliano Viel, Laura Faoro, Sara Baldini, Giacomo De Luca, Giovanni Mancuso e Carlo Centemeri; la pubblicazione sarà curata da Fabio Francione. Il volume sarà pubblicato solamente in forma digitale, per limitarne l’impatto ambientale, e sarà disponibile – oltre che tramite i canali del festival – nella consueta distribuzione editoriale.
Durante il festival si svolgeranno infine alcuni incontri, il cui calendario è in via di definizione
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La presentazione del volume-catalogo della rassegna (edito da Mimesis), con Laura Faoro, Fabio Francione e altri ospiti
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La presentazione della collana “Classici della Nuova Musica” di ShaKe Edizioni, a cura di Roberto “Gomma” Guarneri e Massimiliano Viel: una nuova serie di pubblicazioni volta a presentare il pensiero musicale che ha abitato il secondo Novecento e il nuovo millennio dalla viva voce dei compositori che ne sono stati i protagonisti. La collana esordisce con due volumi, attesi da anni in Italia, di John Cage e Karlheinz Stockhausen: un importante strumento per confrontarsi con le idee, le estetiche e le tecniche di chi si è posto il problema di portare le pratiche tradizionali della musica a contatto con le tecnologie e le istanze del proprio tempo.
29 settembre 2023, ore 20:45
BASE Milano, Via Bergognone, 34 Milano
Julius Eastman “FEMENINE” (Prima esecuzione assoluta a Milano)
Giovanni Mancuso e l’Ensemble del Centro d’Arte di Padova
Giovanni Mancuso, direzione, pianoforte; Alberto Collodel, clarinetto basso; Filippo Vignato, trombone; Agnese Amico, violino; Enrico Milani, violoncello; Marco Centasso, contrabbasso; Alessio Ghezzi, vibrafono; Laura Faoro, flauti.
In collaborazione con il Centro d’Arte di Padova
Biglietti € 15, € 10, € 5
“La fine suona come angeli che aprono le porte del paradiso… Dovremmo forse dire euforia?” (J. Eastman)
“Quello che sto cercando di ottenere è essere quello che sono al massimo: Nero al massimo, musicista al massimo, omosessuale al massimo.” (Julius Eastman, 1976)
Compositore dal potere visionario, cantante con una voce di basso cavernosa, collaboratore di artisti del calibro di Meredith Monk e Pierre Boulez, Julius Eastman (1940-1990) è stato a lungo colonna portante della scena musicale di New York.
Le sue opere tentacolari e propulsive avevano titoli che andavano dal provocatorio (“Evil Nigger”) all’ammiccante (“Se sei così intelligente, perché non sei ricco?”); eppure è morto in solitudine e la sua musica è stata per anni dimenticata da tutti, fino a questi ultimi anni.
Di Eastman va in scena la prima produzione italiana del brano Femenine (1974), realizzata a cura del Centro d’Arte di Padova nel 2022, e poi ritrasmessa su Radio3 Suite pochi mesi dopo. Il brano è emblematico del personalissimo stile compositivo di Eastman, in grado di incrociare alea, pop e minimalismo. L’ensemble di musiciste e musicisti – di diverso background, ma tutti esperti di improvvisazione – è stato creato ed è diretto da Giovanni Mancuso. “È un lungo rituale ipnotico ed estatico, nello stile che Eastman stesso aveva definito “organic music”: composizioni che lasciano ampia libertà agli esecutori, fatte di lente trasformazioni che, a partire da una pulsazione ritmica continua, si sviluppano in graduali processi di accumulo fino poi a frammentarsi in lunghe fasi di disgregazione. L’ensemble segue una partitura aperta, fatta di pattern melodici che si incastrano in modi sempre nuovi nelle diverse sezioni, dando ampia possibilità di scelta ai musicisti, ma il tutto trascinato da una pulsazione ritmica continua e vibrante” (M. Polato).
30 settembre 2023, ore 15.30 (I turno) e ore 18.30 (II turno)
ADI Design Museum, Piazza Compasso d’Oro 1 (ingressi da Via Ceresio 7 e Via Bramante 42)
THIS IS A JOHN CAGE EVENT
“Il medium è il messaggio” (J. Cage)
John Cage
The Seasons – Ophelia – In a landscape
Franco Venturini, pianoforte [Soundinitiative – Parigi]
Giacomo De Luca, danzautore
Biglietti € 15, € 10, € 5
“Il primo programma che io e Cage abbiamo condiviso è stato presentato a New York nel 1944. Al tempo, Cage lavorava nella modalità da lui definita “struttura ritmica macro-microcosmica “…. Questo metodo consentiva di tenere musica e danza separate e di farle incontrare solo in determinati punti della struttura. Cage non doveva andare sulla danza, se non in alcuni punti strutturali, ed io ero libero di variare le velocità e gli accenti delle frasi e del movimento interno alle frasi, rifacendoci esclusivamente ai punti strutturali per ritrovarci.” (Merce Cunningham).
“Ogni coreografia è un insieme di “problemi di movimento”, imprevedibili, inusuali, non “pertinenti” secondo una logica coreografica tradizionale, eppure affascinanti. Merce Cunnigham ci regala la discontinuità, assenza di climax, di soluzioni, ci regala la transitorietà, il non finito, il possibile e l’impossibile, ma anche no. Merce Cunningham ci dona danza del movimento e per il movimento”. (Anna Kisselgoff, New York Times, 1988).
Con “The Seasons” (1947) – con il design e i costumi di Isamu Noguchi – già scenografo della Compagnia di Martha Graham per cui danzava Merce, la danza e la musica iniziano a essere definitivamente indipendenti l’una dall’altra. Le due arti non sono più sorelle come le Muse dell’antica Grecia, ma condividono lo stesso spazio e coesistono nello stesso tempo. Libere ed autonome. Cunningham inizia a realizzare le sue coreografie senza musica, nel silenzio totale, mentre Cage compone la musica separatamente dalla partitura coreografica. È un momento storico. Musica e danza conquistano entrambe la propria autonomia, a differenza di quanto era avvenuto fino a quel momento sia nel balletto classico che nella Modern Dance. È il movimento in sé a determinare il proprio ritmo e non un ritmo esterno, Il coreografo/danzatore impara ad ascoltare un movimento ed a ripeterlo finché non se ne chiarisce la sua forma ritmica definitiva, data dalla dinamica e dalla qualità del movimento stesso. Con la lettura del libro degli I’ Ching o Libro dei Mutamenti, Cage, che in precedenza utilizzava un quadrato magico, comprende le possibilità che gli offre la tabella di 64 esagrammi dell’I Ching e la sfrutta per ottenere un ossimoro, cioè per organizzare il caso e introdurre l’imprevedibilità nella creatività artistica. Influenzato dalle sue scoperte, anche Cunningham inizia una ricerca analoga, sviluppando il suo “Chance Method”: il caso fornisce la sua “risposta”, sui movimenti, lo spazio, il ritmo e non può essere cambiato, ma accettato nella sua totalità. Così la coreografia, viene portata in scena. In questo modo, secondo Cunningham, è possibile creare coreografie che, non avendo alla base processi logici, personali o intuitivi, possono spingere il coreografo e i danzatori al di fuori delle loro abitudini.
Protagonisti dell’appuntamento saranno Franco Venturini, pianista e compositore, membro del collettivo multidisciplinare di Parigi Soundinitiative New Music Ensemble e dell’ensemble Fontanamix di Bologna, e
Giacomo De Luca, danzatore formatosi al Teatro alla Scala, perfezionatosi nel contemporaneo alla Biennale di Venezia con i danzatori della compagnia di Merce Cunningham.
7 ottobre 2023, ore 14.30
ADI Design Museum, Piazza Compasso d’Oro 1 (ingressi da Via Ceresio 7 e Via Bramante 42)
PERFORMANCE E VERNISSAGE
“Se non hai un amico che è un pittore, sei nei guai” (Morton Feldman)
Morton Feldman
“For Philip Guston”
Performance inclusa nel biglietto di ingresso a ADI Design Museum.
Sara Baldini (flauti), Veronique Delcambre (pianoforte e celesta), Jean-Louis Maton (percussioni), Frank Gizycki (danzatore e coreografo)
In collaborazione con Wallonie Bruxelles International
“Prima, i miei pezzi erano come oggetti; ora, sono come cose in evoluzione”
(Morton Feldman)
Quando si incontrarono nel 1949, nacque tra Morton Feldman e John Cage un sodalizio artistico di fondamentale importanza per la musica in America negli anni ’50. Ma Feldman aveva molti amici intimi nell’avanguardia di New York e conosceva la maggior parte dei pittori newyorkesi del suo tempo e alcuni sono citati nei titoli dei suoi pezzi: Rothko Chapel, For Frank O’Hara, For Franz Kline. For Philip Guston definisce l’intera essenza dell’ultima musica di Feldman. È un mondo musicale unico, costruito su un motivo a quattro note: un anagramma di Cage, che presentò Guston e Feldman nel 1950. Questa particella ritorna con sottili spostamenti in tutto il pezzo, ogni volta con una nuova modifica, plasmando il senso del tempo dell’ascoltatore. Circa la sua durata imponente di quattro ore Feldman dice:
“Tutta la mia generazione era bloccata dal pezzo da 20-25 minuti. Ma non appena lo lasci alle spalle, fino a un’ora pensi alla forma, ma dopo un’ora e mezzo devi averne il pieno controllo, richiede una maggiore concentrazione. Prima, i miei pezzi erano come oggetti; ora, sono come cose in evoluzione”.
L’ensemble belga ospite e realizzatore dell’evento è un gruppo internazionale formato da musicisti provenienti da Francia, Italia e Belgio, che si sono conosciuti e costituiti in ensemble durante gli anni di studio presso il Conservatorio Reale di Gent, nell’ambito del progetto di master in musica contemporanea e arti multidisciplinari tenuto da Ictus ensemble e Spectra, storiche formazioni specializzate in linguaggi contemporanei. Frank Gizycki – che si è unito al gruppo per questa speciale edizione di “For Philip Guston” – è un danzatore che fa parte di Rosas, la compagnia della coreografa e danzatrice Anne Teresa De Keersmaeker.
La performance all’ADI Design Museum
L’ensemble strumentale belga – ospite e realizzatore dell’evento – presenta all’ADI Museum un’inedita versione coreutica di “For Philip Guston”. La danza funge da mezzo di interazione tra i musicisti e il pubblico: il danzatore si fa storyteller della stessa arte pittorica di Guston, nel suo passaggio dall’espressionismo astratto alla pittura rappresentativa, per aprire nuovi sguardi su come immergersi nella musica di Morton Feldman. Durante questa maratona il pubblico è invitato a muoversi nello spazio, sperimentando una pratica che ritorna negli stessi scritti di Feldman.
8 ottobre 2023 – Ore 20.45
SANTERIA TOSCANA 31, Viale Toscana 31 Milano
LA DOWNTOWN MUSIC AL FEMMINILE
“I hate Zoos “(Laurie Anderson)
Petrina in concerto
Musiche di Laurie Anderson, Meredith Monk, Nico, Yoko Ono, Debora Petrina, John Cage, David Byrne, Morton Feldman, Alvin Lucier
Debora Petrina, pianoforte, chitarra, voce
Biglietti € 15, € 10, € 5
“I love Petrina singing: her voice is beautifully suited to the music she makes and really draws the listener in. Her fresh sounding landscape is full of gems”
(Terry Riley)
“una delle artiste più originali emerse nell’ultimo decennio. Multipla e capace di moltiplicare l’arte” (Paolo Fresu)
La Downtown Music di New York ha avuto tra i suoi più importanti esponenti diverse grandi artiste che – con la loro creatività – hanno letteralmente rivoluzionato la scena performativa mondiale, con il loro essere artiste anticonvenzionali e di certo non etichettabili come animali in uno zoo (“I hate zoos!” dice infatti Laurie Anderson). Meredith Monk vuole “creare un’arte che abbatta le frontiere fra le discipline, un’arte che purifichi i sensi, che offra intuito, sentimento, magia”: un’arte trasversale e complessa, quindi, che affonda le proprie radici nella tragedia greca e nelle arti orientali. Meredith concentra il suo studio sulla propria voce, spaziando tra generi più disparati, dall’opera ai canti delle tradizioni tribali euro-asiatiche, alle tecniche più audaci. Laurie Anderson si definisce “una narratrice di storie”: una delle principali animatrici della scena d’avanguardia newyorchese, i suoi lavori spaziano dalla musica alle performance multimediali passando per il teatro, le installazioni museali e la spoken poetry e ha collaborato con molti musicisti, fra i quali Brian Eno, Peter Gabriel, Philip Glass, Jean-Michel Jarre, Lou Reed e John Zorn. Vera e propria icona della Downtown Music, Nico collabora come cantante con i Velvet Underground nel celebre album “The Velvet Underground & Nico” e realizza due album solisti con la produzione di John Cale. Andy Warhol stesso produce un film con Nico intitolato “Chelsea Girls” e il primo omonimo album solista di Nico. Oppure Yoko Ono che, sin dal suo debutto internazionale nei primi anni ’60, porta un profondo contributo all’arte visiva, alla performance, al cinema e alla musica, collaborando con artisti che vanno da Cage a Lennon, ed essendo anche tra i primi membri di Fluxus
Per questa serata al femminile, protagonista ideale è Debora Petrina, in arte Petrina, cantautrice, pianista, compositrice e performer. Artista eclettica, è in grado di spaziare dal pop alla musica d’avanguardia con pari destrezza. Compositrice, cantautrice, cantante, pianista, tastierista e altresì performer e scrittrice, ha all’attivo sei album di canzoni/composizioni con David Byrne, John Parish, Elliott Sharp e Jherek Bischoff fra gli ospiti, e quattro album come interprete di musica contemporanea (OgreOgress e Stradivarius), con prime assolute di Morton Feldman e Sylvano Bussotti.
Vincitrice del Premio Ciampi nel 2007 e unica cantautrice italiana (oltre a Carmen Consoli) di cui David Byrne abbia pubblicato i brani nelle sue radio-playlist di preferiti, Petrina ha ricomposto un brano di John Cage, la cui partitura è ora pubblicata in tutto il mondo dalla Edition Peters con il doppio nome Cage/Petrina.
Paolo Fresu l’ha scelta per inaugurare con un album, “Roses of the Day”, la sua etichetta dedicata alle voci. L’interpretazione che Petrina dà di Only, brano per voce sola di Morton Feldman contenuto in questo album, è stata inclusa da Chris Villars nella sua Morton Feldman Page, punto di riferimento mondiale per tutto ciò che riguarda il lavoro del compositore americano.
Insieme alle sue proprie musiche ha suonato prime assolute di Nino Rota, Bruno Maderna, Camillo Togni, Sylvano Bussotti, John Cage, Eunice Katunda e Morton Feldman.
Ha suonato negli Stati Uniti, Cuba, Turchia, Etiopia e Giappone, oltreché in Europa, e a novembre sarà ospite del Women Jazz Festival a Sydney.
I suoi ultimi due album, usciti entrambi alla fine del 2022 sono L’ETA’ DEL DISORDINE, album di canzoni definito da Rockit una delle migliori uscite dell’anno, e le NUOVOMONDO SYMPHONIES, un album onirico, composto assieme Giovanni Mancuso, che ha come tema il viaggio e che ha suscitato l’entusiasmo di Terry Riley, pubblicato dalla zOaR Records.
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