É morto James Levine. Aveva 77 anni ed è stato per 40 anni sul podio del Metropolitan di New York, prima di essere allontanato dal 2018, coinvolto in scandali sessuali. Era malato e da anni dirigeva su di una sedia a rotelle. La notizia è stata data dal “New York Times”.
James Levine deve considerarsi uno dei più grandi direttori d’orchestra del dopoguerra e uno dei più rilevanti del secolo scorso.
Attivo sia nel repertorio operistico che sinfonico, Levine si ritaglia una posizione privilegiata nell’opera dove la sua bacchetta ha dato vita a letture memorabili in tutti repertori ed in particolare in quello italiano e tedesco.
Il suo accostamento a Verdi lascia il segno così come quello a Wagner, che ebbe modo di dirigere anche al Festival di Bayreuth.
Possedeva un innato senso del teatro, ma anche un profondo amore per le voci che metteva sempre al centro delle sue interpretazioni certo che fossero loro il perno della drammaturgia.
Aveva la musica nel sangue ed era in grado di risolvere senza problemi qualsiasi partitura con estrema disinvoltura, ma anche con un’innata capacità di vivere l’opera nella sua dimensione più reale, senza inutili complicazioni intellettualistiche, rifuggendo per istinto la banalità.
La sua formazione lo rendeva un musicista eccezionale capace di lavorare con le più grandi orchestre del mondo, dai Wiener ai Berliner, alla Filarmonica di Monaco di cui è stato direttore dal 1991 al 2004. Passava dal repertorio tradizionale al Novecento storico e alla musica contemporanea. Lasciava il segno in Moses un Aron di Schoenberg come in Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi, cogliendo le caratteristiche di ciascun autore e di ogni partitura.
La copiosa discografia, le riprese di performance operistiche e concertiste hanno contribuito a diffonderne la fama.
La sua scomparsa lascia un vuoto profondo nel mondo della musica alla cui divulgazione ha dato un contributo fondamentale.
Nel prossimo numero la nostra rivista dedicherà un ritratto al Maestro scomparso.